Storie di pietre e di confini in tempo di Pace” dal 14 aprile a Malborghetto con tre appuntamenti
Due mostre e una rappresentazione teatrale. Sono le tre iniziative che verranno ospitate dal Palazzo Veneziano di Malborghetto dal 14 aprile nell'ambito del progetto “Storie di pietre e di confini in tempo di Pace” promosso dal Gruppo Ermada Flavio Vidonis di Duino Aurisina congiuntamente all’Amministrazione Comunale del Comune di Malborghetto Valbruna e la Comunità di Montagna Canal del Ferro Valcanale, che gode del sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia sull'avviso pubblico per la valorizzazione del patrimonio storico ed etnografico del Friuli Venezia Giulia.
La prima delle due rassegne espositive, “Storie di pietre e di confini in tempo di Pace”, sarà allestita dal 14 al 30 aprile al primo piano del Palazzo. All'ultimo piano della struttura Cinquecentesca sarà visitabile invece, dal 14 aprile al 31 maggio, la mostra “Isonzo le dodici battaglie”. Presso l’Auditorium de
l Palazzo Veneziano di Malborghetto si potrà assistere alla rappresentazione teatrale “Storie di Pietre e Voci di Confini”.
L’inaugurazione delle due mostre avrà luogo giovedì 14 aprile alle ore 18.30 presso le sale del Palazzo, mentre lo spettacolo avrà inizio alle ore 20.00.
La pièce “Storie di Pietre e Voci di Confini” andrà in scena per un totale di 7 repliche. La scenografia è costituita dal nostro territorio nel suo arrampicarsi dal mare e volgere verso il cielo, dalle pietre del Carso a quelle della Carnia, testimoni della storia più cruenta. Lo spettacolo si svolge a leggìo in italiano accennando le lingue e i dialetti diversi (italiano, sloveno, tedesco, triestino, bisiaco e friulano) che sono usati nella nostra regione, al di là dei confini materiali che esistono da secoli. In collaborazione con l’Associazione Numerouno, Teatropossibile e la partecipazione straordinaria del coro S. Ignazio di Gorizia diretto dal M° Liviano Brumàt, lo spettacolo è scritto e diretto da Giorgio Amodeo con la collaborazione di Tatiana Malalan e Giuliana Zidarič. Musiche originali di Edy Meola. Scenografia di Monica Kirchmayr.
Le pietre esistono da sempre e per sempre esisteranno, al di là dei confini o dei ponti, al di là del silenzio o delle voci che possono aver sentito. Si, le pietre ascoltano, se poi potessero anche parlare quante storie avrebbero da raccontare! Questo spettacolo teatrale vuole dare voce proprio alle pietre, che siano del Carso o della Carnia, dell’Istria o del litorale giuliano-veneto. La pietra è il filo conduttore della rappresentazione che partirà da brevi cenni storici sulla storia della regione Friuli Venezia Giulia e terre confinanti (a leggìo) per proseguire con scene di vita quotidiana in diverse epoche e momenti storici. Si parla di pietre ma anche di confini, dal latino “finis” cioè limite preceduto dal prefisso “con”. “Limite” è una parola che non ci appartiene, rende l’idea di fermarsi ad un certo punto, di una fine. Invece “non dobbiamo, non possiamo, non vogliamo” (cit.) porci dei limiti, abbiamo sete di conoscere per esempio il nostro passato e presente, i diversi modi di vita, le tradizioni popolari, le canzoni d’amore o di guerra, il legame con la terra e la natura per chi è nato e vive in campagna e una continua ricerca delle proprie radici per chi è nato e vive in città, le lingue e i dialetti diversi che si incrociano, si mescolano, e si arriva così alle voci. Infatti gli attori e il coro si esibiranno in diverse lingue e dialetti (italiano, sloveno, tedesco, triestino, bisiaco e friulano) perché i confini materiali sono esistiti, certo, e per secoli. Ma siamo nell’anno 2022 e ci sono satelliti, razzi, sonde che “spiano” un pianeta diverso da quello in cui viviamo, Marte, un lontanissimo puntolino rosso nell’universo nella speranza di svelare chissà quale segreto. E allora di quali confini stiamo parlando? I confini esistono solo nella testa della gente, si chiamano ignoranza, paura, indifferenza, avidità. Si possono “aprire” con la cultura e una pari collaborazione fra i popoli. Un’utopia? Noi non smetteremo di provarci.
Il Palazzo Veneziano, sede del Museo etnografico territoriale, è uno dei palazzi più antichi (risale alla fine del 1500) e sontuosi della valle. Nato come dimora di un ricco industriale del ferro, all’epoca in cui Malborghetto era una fiorente “ Città-mercato” del Vescovado di Bamberga (Germania), il Palazzo Veneziano propone un “viaggio” affascinante attraverso geologia, paleontologia, scienze naturali storia ed etnografia, approfondendo, anche attraverso diorami e proiezioni di grande suggestione, aspetti riguardanti la Foresta di Tarvisio e le tradizioni, originalissime, antiche e vitali, frutto della convergenza delle tre grandi culture europee: quella latina, quella tedesca e quella slava.
Il progetto, oltre al partenariato del Comune di Malborghetto Valcanale, gode del partenariato dei Comuni di Gorizia, Trieste, Fogliano Redipuglia, Paluzza, Spilimbergo e Travesio oltre al Coro S. Ignazio e l’S1 Trail Asd Sentiero Uno, l’Associazione Erasmo da Rotterdam e la collaborazione del Lions Club Duino Aurisina e dell’Ajser 2000.
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